Dopo due settimane di attesa, ecco l’articolo sulla
disgrafia! Partiamo dalle attività svolte.
In molte si vede che la qualità della scrittura non è per niente buona. Il tratto non è
sicuro, spesso mosso. Alcune lettere addirittura non si chiudono nemmeno! Per
non parlare del mio (quello in rosso), dove le lettere sono scritte male e la
grandezza varia. Alcuni hanno specificato che hanno dovuto scrivere piano, per cercare di rendere il tutto più bello ed, ovviamente,
leggibile, evitando di commettere
errori. Far usare il mouse, il quale non permette un perfetto controllo della
penna/pennarello digitale (creando non poche difficoltà), aveva proprio
l’intento di rendere difficile la realizzazione di una scrittura di qualità.
VELOCITÀ, LEGGIBILITÀ e QUALITÀ della scrittura sono i tre fattori da
analizzare quando si vuole verificare se un soggetto è disgrafico e a che
livello.
Ma
che cos’è la disgrafia? È la difficoltà nella riproduzione dei segni grafici
(lettere e numeri), in assenza di deficit intellettivi o neurologici
(caratteristica quest’ultima che riguarda tutti i DSA).
Essa,
quindi, non riguarda l’aspetto linguistico o le regole ortografiche e
sintattiche (che rientrano nella disortografia), bensì ha a che fare con
l’aspetto motorio e spaziale.
La mano dei disgrafici (soprattutto dei bambini) scorre con fatica sul piano di scrittura e l'impugnatura della penna è spesso scorretta. La capacità di utilizzare lo spazio a
disposizione per scrivere (rispetto dei margini, spazio tra lettere e parole,
mancato rimanere all’interno della riga) è, solitamente, molto ridotta. In
alcuni casi la scrittura procede da destra verso sinistra. La copia di parole e
di frasi è scorretta; quella dalla lavagna è ancora più difficile, in quanto il bambino deve portare
avanti più compiti contemporaneamente: distinzione della parola dallo sfondo,
spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, riproduzione dei grafemi. Le
dimensioni delle lettere non sono rispettate, la forma è irregolare, i legami
tra le lettere risultano scorretti. Queste difficoltà si ripercuotono anche in
altre materie, come la matematica, nella scrittura dei numeri, nel loro
incolonnamento e nella realizzazione di tabelle o grafici (anche con il
righello).
La scrittura risulta così incomprensibile,
non solo per gli insegnanti, i genitori o gli educatori, ma anche per il
bambino/soggetto stesso che non può nemmeno auto correggersi o leggere e studiare quanto
da lui scritto. In più, il grande impegno sfocia in stanchezza e può portare crampi
o dolori muscolari alla mano, accompagnati da frustrazione e rabbia nel vedere
che gli altri compagni con meno fatica ottengono risultati nettamente migliori.
Anche in questi casi il nostro aiuto può
essere determinante! Lo stargli accanto, con pazienza, incoraggiandolo e
sostenendolo, è sempre un ottimo modo per spronarlo a provare. È possibile
evitare di fargli scrivere tanto (i classici “riscrivi questa pagina” o “scrivi
tutto l’alfabeto 10 volte” sono inutili, così non migliorerà), magari sgravandolo
da verifiche composte da domande aperte o da compiti pieni di tabelle e grafici
da disegnare. Permettere di utilizzare il computer in classe e per i compiti a
casa è la soluzione migliore perché, in questo modo, il soggetto può
concentrarsi su quello che sta scrivendo e non sul come.
Spero che abbiate compreso anche questo
tipo di difficoltà e che l’articolo possa soddisfarvi. Ci sarebbero altre cose da dire. Ma queste informazioni sono sufficienti per comprendere tale disturbo.
Condividete se pensate possa essere un
articolo utile! Grazie! Ciao!
Ps: voglio ringraziare PAOLA SAVIOLA grafologa, rieducatrice della scrittura, esperta nel trattamento delle disgrafia,
per alcune informazioni fornitemi e che, in parte, sono state inserite in
questo articolo. Grazie!